La pittura greca
Gli antichi scrittori greci e latini hanno sempre celebrato la bellezza della pittura greca, che rivestiva le pareti degli edifici pubblici: purtroppo è andato tutto perduto.
Oggi possiamo solo immaginarla grazie alle uniche testimonianze pervenuteci: i vasi greci.
Oggi possiamo solo immaginarla grazie alle uniche testimonianze pervenuteci: i vasi greci.
Già nel periodo geometrico o di formazione i greci dipingevano i loro vasi con motivi geometrici. Nell'età arcaica venivano anche dipinte figure umane e animali molto stilizzate.
Vasi a figure nere su sfondo rosso
Con questa tecnica, introdotta nella città di Corinto e successivamente utilizzata anche ad Atene, si rappresentavano figure umane più precise e con più dettagli con un impasto di acqua e argilla arricchita di ossidi di ferro. A questa prima fase della lavorazione si aggiungevano in un momento successivo, tramite incisione con strumenti appuntiti, i dettagli delle figure, che venivano ad essere costituiti dall'emergere del colore proprio del fondo argilloso. L'ultima fase era il processo di cottura, con la quale gli ossidi di ferro assumevano un colore nero lucido.
Vasi a figure rosse su sfondo nero
La tecnica a figure rosse fu una tecnica per la decorazione di vasi in terracotta introdotta ad Atene nel 530 a.C. dove sostituì gradualmente la più antica tecnica della ceramica a figure nere.
Il ratto d'Europa di Assteas
La tecnica a figure rosse fu una tecnica per la decorazione di vasi in terracotta introdotta ad Atene nel 530 a.C. dove sostituì gradualmente la più antica tecnica della ceramica a figure nere.
Il ratto d'Europa di Assteas
Si tratta di uno dei più noti crateri realizzati da Assteas, artista di Paestum nel IV secolo a.C.
Il cratere è stato rinvenuto negli anni 70 in provincia di Benevento sulle rovine dell'antica città Saticula, da un operaio edile, durante dei lavori di scavo per la rete fognaria. L'uomo dapprima si appropriò illegalmente del reperto, poi lo portò a casa, fece alcuni autoscatti con una Polaroid a colori e infine lo vendette sul mercato nero per un milione di lire e un maialino.
Il cratere ha poi seguito la filiera di un'organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di reperti storici fino ad essere venduto al Getty Museum di Malibù in California.
In seguito a lunghe indagini del Comando Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri è stato possibile riportare il cratere in Italia nel 2005 grazie alla prova schiacciante della fotografia Polaroid.
Nel 2019 è stato realizzato un fumetto che racconta la storia del ritrovamento del cratere di Assteas.
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