La percezione visiva
Come la nostra mente si fa un’idea del mondo esterno?
L’uomo non è un osservatore oggettivo e neutrale che fotografa il mondo così com'è.
Al contrario, il cervello dell’uomo vede il mondo come desidera vederlo e in più arricchisce ciò che vede con altri significati del tutto soggettivi.
I cinque sensi (vista, tatto, gusto, udito e olfatto) sono indispensabili per capire il mondo che ci circonda, ma la percezione non consiste soltanto nell'uso dei sensi.
La percezione, infatti, è un processo mentale attivo nel quale le sensazioni sono integrate con idee, ricordi ed emozioni che fanno parte della storia personale di colui che ‘percepisce’.
Quando guardiamo una mela, di solito non ci limitiamo a vederne la forma e il colore. Questo, anche una semplice macchina fotografica può farlo.
A noi invece viene subito in mente il sapore, anche se non lo assaporiamo direttamente; possiamo paragonarla ad altri frutti che abbiamo già visto, pensiamo a essa come un simbolo di freschezza.
Al contrario, qualcuno che per caso fosse allergico alla mela, guarderebbe il frutto con paura e se ne allontanerebbe di corsa.
L’atto di vedere una mela inizia quando il nostro occhio mette a fuoco l’immagine, rovesciata, sulla retina. La retina contiene milioni di elementi fotorecettori, sensibili alla luce e in grado di immagazzinarla, che analizzano e suddividono l’immagine nelle sue componenti specifiche.
I colori, la forma e il movimento sono quindi recepiti come fotoni di luce e codificati in piccoli impulsi elettrici: velocemente
gli impulsi vengono canalizzati verso la corteccia cerebrale, dove sono analizzati e interpretati.
Alla fine, il cervello crea la nostra percezione della mela.
Come funziona la vista?
L'occhio umano si comporta come una macchina fotografica, in grado di registrare qualsiasi momento della nostra vita.
Per semplificare a capire meglio come funziona la vista, parleremo di:
- Che cos'è la luce?
- Come facciamo a vedere a colori?
- Come arriva l'immagine al nostro cervello?
Che cos'è la luce?
Gli occhi hanno bisogno di luce per alimentare il centro visivo nel cervello.
Il lavoro compiuto dall'occhio umano in questo ambito è quello di scomposizione e analisi delle varie componenti di un impulso luminoso esterno. È il cervello che si occupa in un secondo momento di ricucire tali informazioni in un quadro complessivo e tradurle in immagini vere e proprie con conseguenti reazioni da parte di tutto il nostro organismo.
Per essere precisi bisogna dire che l'occhio non vede un'immagine, ma bensì luce, una radiazione luminosa che incontra un oggetto e subisce due fenomeni:
- rifrazione, in presenza di un corpo trasparente, che la luce attraversa;
- riflessione, in caso di corpi opachi, in cui la luce viene riflessa e restituita alla nostra vista.
Tutti gli oggetti che si osservano riflettono la luce. I raggi riflessi dagli oggetti colpiscono prima la cornea, poi penetrano attraverso la pupilla, raggiungono il cristallino, attraversano un fluido gelatinoso all'interno dell’occhio, per poi arrivare infine sulla retina all'estremità posteriore dell’occhio. Qui, la luce viene trasformata in impulsi nervosi che, attraverso il nervo ottico, raggiungono il cervello. Solo nel cervello, quindi, si forma un’immagine. Tutto quello che abbiamo descritto avviene alla “velocità della luce”.
Che cos'è dunque la luce e come entra in contatto con l'occhio?
La luce è una forma di energia radiante. Essa si propaga nel vuoto come un' onda, una radiazione elettromagnetica con una sua lunghezza, come una corrente con una sua velocità e una sua frequenza.
Per descrivere tali onde gli scienziati utilizzano un grafico colorato che assume il nome di spettro elettromagnetico, una sorta di striscia orizzontale colorata della quale una sezione è costituita dal cosiddetto spettro del visibile.
Esso individua fra tutte le radiazioni elettromagnetiche, solo quelle visibili all'occhio umano, comprese fra 400 e 700 nm. Al di fuori dello spettro del visibile esistono anche altri tipi di radiazioni con diverse lunghezze d'onda, riportate nello schema precedente.
Come facciamo a vedere a colori?
I colori rappresentano senz'altro la parte più affascinante e l'occhio umano è dotato degli strumenti giusti per leggere e interpretare tutte le tonalità riflesse dagli oggetti che ci circondano.
Quando vediamo il colore rosso, significa che raggi di luce ad onda lunga vengono riflessi da una superficie.
Al contrario, percepiamo le onde corte come blu e le onde medie come verde.
Se da un oggetto vengono riflesse diverse lunghezze d’onda, trovano applicazione le leggi della sintesi dei colori additiva: si formano così i colori combinati, quali giallo, rosa, marrone ecc. Gli esseri umani sono in grado di percepire e distinguere fino a 5‘000 sfumature di colore.
La codificazione dei colori accade grazie a speciali fotoricettori che trovano collocazione nella retina:
- i coni;
- i bastoncelli.
I coni, collocati nella parte centrale della retina, consentono la visione diurna e contengono 3 tipi di proteine, le opsine, che sono inoltre sensibili a 3 diverse lunghezze d'onda, nell'ambito dello spettro del visibile. Infatti esse sono responsabili, a seguito di specifiche reazioni chimiche, della percezione di 3 colori fondamentali: rosso, verde e blu.
I bastoncelli che trovano posizione nella zona periferica della retina, contengono una proteina dal meccanismo del tutto diverso, la rodopsina. Essa non funziona in presenza di stimoli luminosi, ma al contrario si attiva al buio.
Un tipico test che viene svolto proprio per verificare quanto la vista riesce a distinguere i colori è la celebre Tavola di Ishihara, che prende nome dal suo inventore, un medico giapponese che utilizzava frequentemente questo strumento per mettere alla prova le reclute dell'esercito nipponico. Qui sotto è possibile trovarne un esempio.
Come arriva l'immagine al nostro cervello?
Una volta che raggiunge la retina l'impulso luminoso deve essere trasmesso tramite il nervo ottico all'organo deputato ad analizzare lo stimolo esterno, scomporlo, ricomporlo e trasmettere l'informazione giusta alla parte del corpo giusta.
Ad esempio, immaginiamo di camminare per strada e di vedere un serpente. Senza accorgercene il cuore comincia a battere e la reazione è immediata. Il nostro cervello mette in atto una reazione: possiamo fermarci o fuggire.
Dietro questo meccanismo istantaneo e solo apparentemente banale sta dietro il nostro cervello e l'orchestrazione armonica che questo riesce a mettere in atto, una sinfonia perfetta di cui neanche ci accorgiamo. In particolare a livello nervoso questo è il processo:
1. I nervi ottici di entrambi gli occhi si incontrano nel cosiddetto chiasma ottico, che è una struttura ovale che rappresenta il punto di unione tra il nervo ottico dell’occhio destro e il nervo ottico dell’occhio sinistro;
2. Qui si scambiano fibre e insieme raggiungono il diencefalo;
3. Il successivo passaggio è verso la corteccia cerebrale;
4. Gli impulsi vengono elaborati nella cosiddetta area 17, collocata nel lobo occipitale.
La percezione delle tre dimensioni
Proviamo a chiudere un occhio: ora possiamo vedere solo un’immagine “piatta”!
Siamo comunque in grado di percepire le tre dimensioni? Grazie al nostro cervello, che si basa sui valori raccolti con l’esperienza, ci induce a credere ad una visione spaziale. Ma tecnicamente con un solo occhio non possiamo avere una visione tridimensionale.
Per quella abbiamo bisogno di entrambi gli occhi che lavorano sinergicamente.
L'occhio destro percepisce maggiormente l’immagine a destra mentre quello sinistro maggiormente l’immagine a sinistra: ancora una volta è il cervello che compone correttamente gli elementi in un’unica immagine spaziale.
Il ruolo delle emozioni
Anche le emozioni, le motivazioni e i bisogni individuali influenzano la percezione. È ben noto che ci emozioniamo davanti a un bel quadro oppure davanti a un brano musicale, ma può avvenire anche il contrario. Per esempio, in stimoli visivi ambigui i nostri bisogni insoddisfatti possono spingerci a vedere determinate cose, scartandone altre.
In un esperimento, alcune persone furono tenute a digiuno per almeno 18 ore; successivamente furono mostrate loro macchie di colore prive di significato apparente.
Quando fu chiesto loro cosa vedevano in tali macchie, si scoprì che le persone percepivano immagini di cibi e pietanze con una frequenza e una nitidezza che aumentavano man mano che il periodo di digiuno aumentava; al contrario, persone sazie raramente vedevano cose da mangiare nelle macchie senza senso.
Le leggi della percezione visiva secondo la scuola della Gestalt
La scuola tedesca della Gestalt dallo studio scientifico del funzionamento cerebrale in campo percettivo, elaborò una serie di leggi che sono alla base della grafica.

Osservate le seguenti immagini: cosa vedete?
Bibliografia
Enciclopedia dei ragazzi Treccani
https://www.fielmann.it/it/informazioni-generali/funzionamento-dell-occhio/
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